Nel mare del turismo ecco gli scogli che incontra il lavoro delle donne
La presenza femminile nel mondo del turismo si fa sempre più sentire.
È una presenza importante, una presenza che promette di dare un impulso nuovo al settore, una presenza che, è evidente, aspira a navigare appieno ogni insenatura del campo turistico.
Ma, c’è un ma: l’occupazione femminile non è tutta rose e fiori.
Ci sono anche le spine. E che spine.
Le donne nel turismo: come sono gli stipendi?
Se il percorso professionale di un uomo è più facilmente simile a una pianura per una donna, invece, le montagne che si frappongono tra lei, ambiziosa e desiderosa di superare i propri limiti, e i suoi orizzonti professionali sono spesso più presenti e più alte.
Tra gli scogli che dividono il lavoro femminile nel turismo da quello maschile c’è uno spiacevole dislivello che si ripropone praticamente in ogni settore professionale: la disparità di trattamento economico.
Se da una parte, quindi, l’ambito turistico sembra proprio che abbia intrapreso con successo un viaggio nella valorizzazione delle risorse femminili d’altra parte ha ancora elementi importanti da aggiungere al suo bagaglio.
Elementi importanti come la garanzia di un trattamento economico equo che garantisca alle donne di non ricevere una retribuzione più bassa solo in quanto donne.
Le donne credono nel lavoro delle donne?
Oltre alla busta paga più leggera a fine mese ci sono anche altri elementi che rischiano di trasformare l’avventura lavorativa di una donna alle prese con un settore entusiasmante come quello turistico.
È vero che la cultura che premia più gli uomini che le donne indipendentemente dai loro meriti reali è una gabbia da cui è difficile liberarsi ma è anche vero che ancora troppo spesso sono le donne stesse a essere le peggiori nemiche di se stesse.
Ogni volta che una donna non crede nel lavoro di un’altra donna solo per via del suo sesso ecco che mina alle basi di un sano riconoscimento dell’importanza dell’occupazione femminile.
La tanto nominata “solidarietà femminile” può davvero essere una corsia preferenziale su cui far camminare le ambizioni professionali delle donne fino a condurle alle alte sfere della macchina del turismo.
Nel turismo, per le donne, oltre che entrare è anche possibile ri-entrare?
Concentrarsi su come l’occupazione della forza lavoro femminile nel settore turistico abbia subito un’impennata è positivo perché è incoraggiante e perché sprona a fare ancora di più ma oltre che sull’inserimento occorrerebbe anche concentrarsi sul reinserimento.
Molte donne, infatti, si allontanano dal posto di lavoro magari per motivi familiari: donne che, per esempio, diventano madri e allora per un po’ di tempo si concentrano sulla famiglia ma che poi, avendo ancora molto da offrire al turismo, vorrebbero rientrare e ricominciare a lavorare.
Spesso, però, anche perché il turismo un settore in continuo movimento, la donna in questione si trova indietro e più passa il tempo, più lei trascorre mesi o addirittura anni senza riuscire a immettersi di nuovo nel mondo del lavoro più le sue conoscenze diventano obsolete.
La soluzione in una parola? Aggiornamento. Solo un costante aggiornamento può infatti permettere anche a chi si trova “fuori dai giri” per un po’ di rientrarvi prontamente.
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