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Nuovi orizzonti professionali nel campo del “turismo alimentare”

Il “turismo alimentare” è un campo che potrebbe offrire moltissime soddisfazioni, ma va accuratamente coltivato. A cominciare dalla formazione dei soggetti che andranno a formare la classe dirigente di domani.

Saper gestire al meglio il segmento enogastronomico del turismo è infatti una capacità tutt’altro che scontata: per trarre il massimo dal turismo alimentare è necessario possedere diverse conoscenze e abilità che riguardano il mondo del mangiare e del bere nella sua completezza.

Stanno spuntando (verrebbe da dire “come funghi”, data la natura dell’argomento) diversi corsi di laurea o scuole di specializzazione in cui l’enogastronomia e la sua applicazione turistica la fanno da padroni. Stiamo del resto andando verso un’epoca in cui specializzarsi è necessario, ecco perché generiche competenze turistiche potrebbero non bastare per rivestire un ruolo di rilievo nel settore del turismo alimentare.

Cibo e ambito umanistico: mangiare è anche una questione culturale

Lavorare nel turismo alimentare significa anche conoscere la storia e la cultura dell’alimentazione. Per questo chi consegue una laurea in un corso di laurea facente parte delle lauree in scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali non dovrebbe dimenticare l’importanza di approfondire il cibo anche nel suo aspetto più umanistico.
La tradizione culinaria del nostro Paese, per esempio, è parte integrante della nostra cultura.

Il cibo racconta molto del posto in cui viene proposto. Collegare le abitudini alimentari delle diverse città, i prodotti enogastronomici tipici delle varie regioni, significa dare al cibo un fascino ancora maggiore, regalando così ai potenziali turisti un’esperienza più completa.

Così facendo con il viaggio non soltanto i turisti potranno ammirare i paesaggi e gli usi e i costumi tipici della zona in cui si sono recati, ma potranno anche gustare la vacanza fino in fondo, assaggiando i sapori peculiari di quel luogo e collegando quel formaggio, quel dolce, quel vino alla storia che lo ha fatto conoscere a un pubblico più vasto.
Il turismo alimentare, inoltre, passa anche attraverso i vari ambiti della ristorazione e della degustazione critica.

Specializzandosi nella critica culinaria ci si può infatti rivolgere a una fetta di turismo che non solo desidera esplorare le tradizioni culinarie del luogo, ma che vuole accedere all’eccellenza, imparando a riconoscere quelle sfumature organolettiche che a un palato meno allenato possono sfuggire.

Cibo ed economia: l’importanza del marketing nel turismo alimentare

Il cibo può davvero essere una miniera d’oro. Ma occorre saperlo sfruttare. Il patrimonio enogastronomico del nostro paese è ricco, ma per gestirlo al meglio è necessario sapersi districare nell’economia agroalimentare.
L’enogastronomia, infatti, non è fatta soltanto di tecnici capaci di valutare la qualità di un prodotto o di sommelier in grado di consigliare il vino migliore.

Nel campo del turismo alimentare c’è infatti un gran bisogno di enti turistici che siano in grado di attingere a piene mani dalle potenzialità della ristorazione, preparando di volta in volta nuove ricette di marketing.

C’è spazio e richiesta, in questo campo, di figure professionali che comprendano e sappiano utilizzare le logiche del marketing per promuovere prodotti enogastronomici degni di nota; al tempo stesso servono anche aziende e liberi professionisti che siano bravi a diffondere in maniera efficace gli eventi culinari in modo da attirare sempre nuove frotte di turisti interessati, nel momento in cui vanno in vacanza, anche e soprattutto all’aspetto alimentare.

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