Prepararsi ad un colloquio di lavoro
Il colloquio di lavoro mette una di fronte all’altra due persone che non si conoscono.
Per tale motivo è molto importante arrivare preparati e sufficientemente sereni per essere sia in grado di presentarsi in modo efficace, sia per essere consapevoli di quello che ci potrà essere offerto e della compatibilità o meno con il nostro profilo.
Prepara una scaletta di autopresentazione
Per prima cosa occorre preparare e studiare una scaletta di autopresentazione non più lunga di 10 o 15 minuti e che dovrà contenere:
• percorso di studi;
• ulteriori specializzazioni;
• esperienze di stage; precedenti esperienze lavorative (eventualmente più dettagliate se attinenti in qualche modo con la posizione ricoperta);
• motivazioni che ci hanno spinto a candidarci per l’offerta.
La scaletta dovrebbe essere redatta in forma scritta, in modo da studiarne anche la forma ed il linguaggio, ed è opportuno ripassarla mentalmente prima del colloquio. Nel caso in cui il selezionatore ci chieda di descriverci potremo utilizzarla per intero, altrimenti potremo scomporla per rispondere ai diversi quesiti che ci verranno posti. Ovviamente, se anziché essere un giovane al primo impiego siamo dei professionisti che hanno maturato significative esperienze lavorative, la nostra scaletta avrà un’impostazione diversa, così come il linguaggio adottato, che dovrà essere adeguato all’interlocutore. È ovvio che con quello che potrebbe essere il nostro futuro capo dovremo utilizzare un linguaggio più tecnico e fornire maggiori dettagli sulle nostre competenze e sui compiti precedentemente svolti.
Le domande del Selezionatore
I selezionatori possono impostare il colloquio in due modi. Il primo metodo è quello di sottoporre sotto stress il candidato per vedere il suo controllo e la sua sicurezza; il secondo consiste nell’avere un atteggiamento più disteso che mette intenzionalmente a proprio agio la persona per valutare il comportamento.
È bene quindi affrontare il colloquio in maniera rilassata, ma non troppo. La giusta dose di tensione aiuta a non perdere il controllo della situazione e l’obiettivo che si vuole raggiungere. Le domande sono normalmente aperte e lasciano al candidato la possibilità di presentarsi e parlare di sé e delle proprie esperienze.
Prepariamoci, quindi, a rispondere a domande del tipo:
• «Mi parli brevemente di sé» In questo caso mai parlare della propria vita privata; bisogna adottare frasi concise ma dettagliate che descrivono esperienze maturate e risultati ottenuti.
• «Perché vorrebbe lavorare per la nostra società?» In questa fase del colloquio è opportuno mostrare di conoscere con profondità le aree di attività delle imprese e le sue strategie di mercato.
• «Qual è il suo principale punto debole?» È meglio essere sinceri (ma senza esagerare) cercando anche di mostrare di essere capaci di risolvere i problemi.
• «Dove vede se stesso tra cinque anni?» I candidati devono cercare di costruire una risposta sull’esperienza che vorrebbero aver acquisito e il livello di responsabilità che cercano. Cercate di apparire realisti e ambiziosi, ed evitate obiettivi difficilmente raggiungibili.
• Infine, nel caso si abbia già un lavoro, è bene prepararsi alla domanda chiave: «Perché desidera lasciare la società per la quale sta attualmente lavorando?» A questa domanda è bene non mostrare mai risentimento nei confronti dell’attuale datore di lavoro ma piuttosto sottolineare come si intende cogliere una grande opportunità.
Durante il colloquio occorre cercare di capire chi abbiamo di fronte: l’età del selezionatore, in questo caso, può fornirci alcune indicazioni. Se il selezionatore è una persona matura, probabilmente con molta esperienza alle spalle, sarà interessato alla nostra personalità. Il consiglio è quindi mostrare un carattere deciso, buon senso e rispetto per le istituzioni e i ruoli. Un selezionatore giovane, invece, è solitamente un entusiasta e, non avendo grande esperienza, usa s stesso come principale metro di paragone.
Rispetta le regole generali
In ogni caso, occorre rispettare alcune regole generali:
• ascoltare le domande, prendendo qualche secondo per rispondere;
• essere il più possibile sinceri per non incorrere in contraddizione ed evitare brutte figure;
• presentarsi come persone concrete, propositive ed affidabili;
• volgere al positivo anche eventuali lacune o errori commessi in passato;
• non è opportuno informarsi subito su ferie, permessi e giorni di malattia prima ancora di essere assunti;
• non rispondere alle chiamate telefoniche durante un colloquio;
• lo standard del colloquio non deve mai degenerare e il tono deve rimanere professionale in ogni momento.
Fasi finali del colloquio di lavoro
Alla fine del colloquio, però, quasi sempre ci viene chiesto se abbiamo bisogno di precisazioni o chiarimenti. Assolutamente vietato, in questa fase, fare domande sulla retribuzione o su eventuali benefit. Queste cose si definiscono solo in fase contrattuale. Bisogna limitarsi a chiedere ulteriori informazioni sull’azienda, le responsabilità e gli obiettivi richiesti per la posizione offerta, ed evitare anche di chiedere l’esito del colloquio.
Alla fine del colloquio, sarà il selezionatore a dirci se, come e quando ci contatterà; nel caso in cui non lo facesse, siamo autorizzati a porre la questione, evitando però di apparire ansiosi. In questo senso può risultare utile suddividere il colloquio in diverse fasi:
1. Fase del contatto: il candidato e il selezionatore si incontrano, e instaurano il primo contatto. È un approccio dove la comunicazione non verbale consente di farsi una prima idea sull’altro;
2. Fase dell’esplorazione: il selezionatore deve verificare le competenze del candidato e farsi un’idea della sua personalità. Lo scopo di questa fase è quello di conoscere meglio possibile il candidato nel poco tempo a disposizione.
A questo punto possono verificarsi due eventi:
a) il selezionatore conclude rapidamente il colloquio – questo significa che non ci sarà alcun seguito positivo-;
b) il selezionatore comincia a dare al candidato informazioni sul posto di lavoro e sulle attività che comprende;
3. Se si è verificato l’evento b, si entra nella fase dell’informazione. Il selezionatore ritiene opportuno fornirci informazioni sull’azienda e sul futuro posto e, a sua volta, vuole ulteriori chiarimenti sulle nostre competenze. Da questo le due successive fasi avranno comunque luogo, occorre soltanto lasciare al selezionatore il Curriculum Vitae, i nostri lavori o le nostre pubblicazioni e, soprattutto, indirizzo e telefono per contattarci;
4. Fase della riflessione: in questa fase è importante curare la nostra documentazione e in particolar modo il Cv, perché sarà lui a parlare di noi;
5. Fase della decisione: è l’ultima fase, quella i cui si viene contattati dall’azienda che ci comunicherà l’esito della sua riflessione.
Secondo l’articolo 8 dello Statuto dei lavoratori (legge n.300 del 20 maggio 1970) il datore di lavoro, durante i colloqui di assunzione e nel corso del rapporto di lavoro, non può effettuare indagini sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore e, più in generale, su fatti non rilevanti per la valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore. Lo Statuto dei lavoratori riconosce al datore la possibilità di assumere solo le informazioni rilevanti per valutare la capacità del candidato a svolgere la specifica mansione prevista dal contratto di lavoro. Il ricorso a test psico-attitudinali o analisi grafologiche da parte del datore di lavoro o delle società di ricerca e selezione del personale è consentito, ma solo se i risultati sono rilevanti per la valutazione dell’idoneità del candidato a svolgere determinate mansioni.
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