Unioncamere: 83mila posti di lavoro in più nel 2007

Rallenta ed è di minor qualità la crescita dell’occupazione del Sud
Perdono smalto le piccole imprese, le grandi ricominciano ad assumere
83mila nuovi posti di lavoro nel 2007 (+0,8%); gap Nord-Sud ancora in crescita; grandi imprese che tornano ad assumere; la flessibilità introdotta dal pacchetto Treu e dalla legge Biagi ha contribuito alla crescita occupazionale, ma l’ingresso al lavoro attraverso l’apprendistato è ancora limitato; laureati e diplomati richiesti dalle imprese aumentano.
Questi alcuni dei temi cardine di Excelsior 2007, il Sistema informativo realizzato da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro, giunto quest’anno alla sua decima edizione.
L’indagine Excelsior
Unioncamere, attraverso l’indagine Excelsior, intervista ogni anno oltre 100.000 imprese con almeno un dipendente di tutti i settori economici e di tutte le tipologie dimensionali, per chiedere di rendere noto in modo analitico il proprio fabbisogno di occupazione per l’anno in corso.
I dati del 2007
Per ampiezza e profondità di analisi Excelsior è lo strumento informativo più completo oggi a disposizione dell’opinione pubblica per la conoscenza dei fabbisogni delle imprese sul mercato del lavoro.
83mila nuovi posti di lavoro nel 2007 – Le assunzioni previste nel 2007 superano le 839mila unità, a fronte di circa 756mila uscite (per pensionamento o scadenza di contratto).
Il saldo previsto è quindi pari a 83mila nuovi posti di lavoro (lo 0,8% in più rispetto al 2006). Se il tasso di crescita è prossimo a quello del 2006 (+0,9%), in valori assoluti i nuovi posti di lavoro previsti saranno 16mila in meno.
Dei circa 840.000 lavoratori richiesti dalle imprese, il 39,2% (329.000 dipendenti) troverà impiego nell’industria; il restante 60,8% (oltre 510.000 unità) nei servizi. Il 52,6% dei dipendenti sarà assunto da aziende del Nord.
Unioncamere: occupazione in frenata
“I dati che anche quest’anno Unioncamere mette a disposizione del Paese per valutare gli andamenti del mercato del lavoro e programmare le politiche più adeguate per l’occupazione e la formazione – ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello – confermano la frenata occupazionale che già un anno fa avevamo previsto.
E’ l’effetto della ristrutturazione e selezione che colpisce in particolare il tessuto della piccola e piccolissima impresa, che ha rappresentato storicamente il serbatoio occupazionale italiano. Queste difficoltà delle imprese minori richiedono un supplemento di impegno da parte di tutte le istituzioni.
In primo luogo, delle Camere di Commercio. Oltre alla criticità delle piccole imprese, va sottolineata con preoccupazione la frenata occupazionale che si registra nelle regioni del Mezzogiorno che, malgrado presentino le previsioni più elevate in termini di saldo, vedono diminuire consistentemente il tasso di crescita rispetto agli scorsi anni.
Si tenga presente che oggi il tasso d’occupazione del Sud è inferiore di circa 12 punti a quello nazionale e che, secondo le nostre stime, nel 2010 esso non arriverà ancora a toccare il 50% della popolazione attiva.
E’ positivo il fatto che anche sul versante occupazionale l’industria manifatturiera dia importanti segnali di tenuta e in alcuni casi crescita; ma è soprattutto nei servizi che il mercato conferma i più significativi margini si sviluppo, soprattutto grazie al turismo e al terziario avanzato.
La carica dei laureati
L’innalzamento della domanda di laureati e di figure tecnico-scientifiche rappresenta, poi, un ulteriore elemento positivo dei fabbisogni professionali e formativi espressi quest’anno dalle imprese. Questo andamento pone le basi anche per un significativo incremento della produttività del nostro sistema economico.
Va però sottolineata la distanza che ancora permane nel rapporto tra sistema delle imprese e offerta formativa. Si accentuano, infatti, le difficoltà di reperimento per le lauree scientifiche e per le figure dotate di competenze tecniche.
E diventa per questo sempre più urgente assestare in maniera definitiva le riforme della scuola e dell’università, premiare il merito e le eccellenze, dare sistematicità all’impegno per l’orientamento scolastico dei giovani e per il raccordo tra sistema delle imprese e sistema della formazione�?.
Italia a due velocità
Territorio: un’Italia a due velocità – Il Sud e le Isole fanno registrare i valori più elevati nel turnover occupazionale, con un forte incremento sia delle assunzioni (10,0% sullo stock) che delle uscite (8,7% sullo stock); quindi il saldo occupazionale si attesta sul +1,3%, pari a 28.860 posti di lavoro in più rispetto al 2006.
Seguono Centro (7,8% le entrate sullo stock e +0,8% il saldo), Nord-Est (7,6% le entrate sullo stock e +0,8% il saldo) e Nord-Ovest (+6,4% e +0,4%). Excelsior però evidenzia il progressivo rallentamento della domanda di lavoro delle imprese del Sud, nonché alcune criticità relative al mercato del lavoro meridionale.
La variazione dei lavoratori dipendenti passa infatti dal 5,3% del 2001 all’1,3% previsto per il 2007. Si mantiene limitata la domanda di lavoro di laureati (5,5%, quasi la metà del resto d’Italia) e diplomati (33,5%, due punti in meno rispetto alle regioni centro-settentrionali).
A livello regionale, il saldo più consistente è atteso per il terzo anno di seguito in Molise (+3,1%, prossimo al 3,2% dello scorso anno), seguito da Basilicata (+1,7%, contro il +2,0% del 2006) e Campania (+1,5%, con una flessione di 7 decimi di punto). Scivolano in basso le previsioni delle imprese di Sardegna (+0,4%, contro un precedente +1,5%), Calabria (+1,1%, contro il +2,1% del 2006), Puglia (+0,9%) e Abruzzo (+1,4%), a fronte di andamenti pressoché stazionari previsti dalle imprese della Sicilia (+1,5%). Al Centro spicca la crescita soprattutto delle Marche (+1,1%, come nel 2006).
Al Nord non si segnalano andamenti particolarmente diversi rispetto al 2006, se non nel caso della Liguria, che dimezza la previsione di variazione occupazionale (+0,6%, contro +1,3% dell’anno precedente). Si mantiene alta inoltre la crescita dell’occupazione in Trentino-Alto Adige (+1,3%, era l’1,5% lo scorso anno).
Le grandi imprese ricominciano ad assumere
Le grandi imprese ricominciano ad assumere – Le aziende di piccolissima dimensione (fino a 9 dipendenti) registrano anche per il 2007 il tasso di variazione più elevato (+2,0%), anche se in flessione rispetto al 2006 (+3,1%). Si ridimensiona, quindi, il ruolo di motore della crescita occupazionale, da sempre attribuito alle piccole e piccolissime imprese. Infatti, se nel 2006 le aziende fino a 9 dipendenti generavano il 93% del saldo occupazionale, la percentuale quest’anno dovrebbe scendere al 72%.
Le imprese tra i 10 e i 49 dipendenti mostrano una lieve diminuzione del saldo (+0,4% rispetto al +0,8% dello scorso anno). A fronte di una sostanziale stabilità per la classe 250-499 dipendenti (che rappresenta tuttavia un risultato migliore rispetto al -0,3% del 2006), l’incremento delle imprese con 50-249 dipendenti torna positivo (+0,3%) dopo la stazionarietà dell’anno precedente; inoltre, le grandi imprese dovrebbero chiudere l’anno con una leggera espansione della base lavorativa (4.500 dipendenti in più, pari al +0,2%).
Settori: l’industria rallenta; cresce il terziario – Anche quest’anno la crescita occupazionale appare trainata dall’edilizia (circa 15.800 occupati in più, con un tasso pari al +1,5%), seguita a ruota dalle attività commerciali nel loro insieme (+15.480) e, a distanza, dal turismo (+12.040). In complesso, le attività manifatturiere si attestano su un saldo di 11.390 unità in più; tra queste, si conferma la miglior tenuta delle industrie dei metalli (+9.340).
In espansione le industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto (+5.400) e i settori della lavorazione del legno-arredo (+2.350) e l’alimentare (+1.920). Segue l’industria della gomma e delle materie plastiche (+1.160).
Di segno opposto sono le previsioni formulate dalle imprese del settore chimico (-1.440) e, soprattutto, dal tessile/abbigliamento/calzature (con una perdita di altri 5.470 posti di lavoro, leggermente inferiori ai 7.500 in uscita già lo scorso anno). Stabili, infine, le industrie della fabbricazione di macchine elettriche, elettroniche, elettromedicali e strumenti di precisione.
Nel terziario solo il settore dell’istruzione e dei servizi formativi privati mostra previsioni negative (-0,6% il tasso e circa 600 posti in meno rispetto al 2006). I comparti con i più alti tassi di crescita sono quelli delle attività turistiche (+2,1%, con 12.040 occupati aggiuntivi), dei servizi avanzati alle imprese (+2,7% e 9.820 occupati in più), del commercio al dettaglio (+1,1%, pari a 9.610 unità in più), dei servizi sanitari privati (+1,3% e +4.490 in termini assoluti).
I contratti più utilizzati
I contratti più utilizzati – Le assunzioni a tempo indeterminato dovrebbero essere il 45,4% del totale, mentre quelle a tempo determinato rappresenteranno il 42,6% (nel 2006 erano, rispettivamente, il 46,3% e il 41,1%). Come nel 2006, la quota di assunzioni con contratti di apprendistato si attesta al 9,6%. In crescita rispetto al 2006 la domanda di part-time (15,0% nel 2007 a fronte del 14,1% nel 2006).
I dati 2007 mostrano, quindi, che i contratti a tempo indeterminato continuano a perdere peso nelle preferenze degli imprenditori, passando dal 60% del 2001 al 45,4% del 2007. Tuttavia, non è avvenuto il “sorpasso�? a vantaggio del contratto a tempo determinato, anche se il gap si affievolisce sempre di più.
Le difficoltà incontrate nell’implementazione del nuovo apprendistato sembrano aver impedito alle imprese di mostrare un chiaro orientamento verso questa tipologia contrattuale, e lo stesso potrebbe dirsi per il contratto d’inserimento. In altri termini, è come se gli imprenditori utilizzino i contratti a tempo determinato, oltre che per esigenze produttive tendenzialmente limitate nel tempo, anche come il prevalente “rapporto di primo impiego�? alternativo a quello permanente.
I collaboratori a progetto – Excelsior mostra una flessione nella percentuale di imprese che prevede il ricorso a collaboratori (dal 7,1% del 2006 si passa al 6,7% del 2007). Scende anche il numero di collaboratori interessati: dai 260mila utilizzati nel 2006 ai 174mila previsti per il 2007 (circa 152mila al netto degli amministratori di società).
Più opportunità per diplomati e laureati
Più opportunità per diplomati e laureati – Le imprese cercano sempre di più laureati, ma soprattutto diplomati. La richiesta di lavoratori in possesso del titolo di studio secondario e post-secondario, infatti, aumenta di circa 58mila unità rispetto allo scorso anno (contro i 18mila in più previsti nel 2006), per un totale di 293.050 assunzioni previste quest’anno (a fronte delle 235.600 del 2006).
I diplomati rappresentano quindi il 35% della domanda di lavoro complessiva riferita al 2007 (circa un punto in più dello scorso anno). Anche i laureati continuano a crescere: i 59.400 del 2006, pari all’8,5% del totale, saranno 75.330 nel 2007 (9,0%). Ancora preferita la laurea quinquennale presso gli imprenditori, visto che viene richiesta per il 48,3% delle entrate di laureati. La laurea breve concentra invece il 16,3% della domanda di laureati.
In flessione di circa due punti percentuali risulta la richiesta di lavoratori con qualifica professionale (17,5% nel 2007 a fronte del 19,2% del 2006). Stabile il livello minimo della scuola dell’obbligo, che riguarda non più del 38,6% della domanda di assunzioni (era il 38,4% lo scorso anno).
Le lauree più richieste continuano ad essere quelle a indirizzo economico (24.240), seguite dall’indirizzo di ingegneria elettronica e dell’informazione (9.000), che supera quello sanitario e paramedico (6.880). Alle spalle dell’ingegneria industriale (6.450) e del ramo chimico-farmaceutico (4.960), si collocano le lauree con indirizzo insegnamento e formazione, con 3.040 richieste.
Per quanto riguarda i diplomi, i più richiesti si confermano l’indirizzo amministrativo e commerciale (99.500 assunzioni), seguiti dall’indirizzo turistico-alberghiero (26.570) e dall’indirizzo meccanico (22.500).
Immigrati: richieste in aumento
Immigrati: richieste in aumento – La domanda di lavoratori immigrati a fine anno potrà attestarsi tra un minimo di 159.600 dipendenti (pari al 19,0% delle richieste totali) e 227.570 unità (pari al 27,1% del totale delle assunzioni previste), in crescita di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2006. Naturalmente a questi fabbisogni va poi sommata una quota di assunzioni per lavori stagionali, soprattutto nei settori agricoli, per circa 217.000 immigrati.
ho preso visione di quanto sopra e sarei interessata ad un eventuale collaborazione nel settore turismo.
collaborazione di che genere?